"Fortune" del giorno:
Se qualcosa può andar male,
lo farà.
(Murphy)

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Malta - l'isola che c'è
Jun 18th, 2018

La mano si appoggia al finestrino, sembra voglia toccare la terra.

Lo sguardo perduto ad abbracciarla per intero correndo da destra a sinistra per non perdere neanche un centimetro di quello scoglio minuscolo. C'è ansia in quello sguardo, come se avesse timore di perdersi qualche particolare fino ad allora sconosciuto.

Il rombo dell'aereo scandisce i secondi e i battiti del cuore. Non ha paura di volare, si capisce dall'attegiamento sereno e dalla confidenza con cui si muove al suo posto, ma quel momento di sospensione vorrebbe non finisse mai.

L'aereo comincia a correre sulla pista. Lei perde ogni pudore. I polpastrelli che prima sfioravano timidi il vetrocamera dell'oblò, ora si appoggiano completamente insieme al palmo. Non le importa che gli altri la vedano, lei usa l'altra mano per portarla alle labbra e poi lasciarla andare. Ripete il gesto di un bacio più e più volte, finchè l'aereo non si alza completamente e lascia vedere solo il mare.

Là osserva i diamanti sulle onde, le spiagge di persone e le coste ripide. Appoggia la fronte vicino alla mano e chiudendo gli occhi dà spazio alle lacrime. La sua retina ha impresso quel panorama e l'acqua salata nei suoi occhi l'ha incollata al suo cuore.

Le lacrime scendono copiose e si accaniscono a scorrere nelle pieghe del viso, si appoggiano sul mento e rotolano sul collo. Vorrebbero correre ancora, ma il cotone della maglietta le sciolgie in una macchia di acqua. E lei sembra sorpresa, prendendo un fazzoletto si chiede perchè quella lacrima non sia infinita, perchè non scorre lungo tutto il corpo fino ad arrivare in qualche modo a quel mare sotto i propri piedi.

Guarda ancora la lacrima e guarda fuori l'iola che si allontana. Si riscuote, asciuga le lacrime e sorride. E' un sorriso sghembo, disordinato, un sorriso con gli occhi arrossati, bello della sua intuizione. La lacrima nella sua corsa si consuma, come il dolore. Lascia sulle labbra il sapore salato, lo stesso del mare che sta salutando.

La guardo da fuori, vorrei abbracciarla, dirle che va tutto bene e che questo dolore passerà, ma mi rendo conto che non ne ha più bisogno. La necessità di un pianto, di mandare baci e soffrire in modo un po' infantile per quella che sarà sempre anche un po' casa sua, ha ristabilito l'equilibrio.

Allora taccio, non le dico nulla. Lascio che la sua parte bambina si crogioli nel bozzolo dei sentimenti contrastanti fino a calmarsi. Solo a quel punto intervengo e mi riapproprio di me stessa.

Uso il fazzoletto per asciugare i miei occhi, stacco la mano dal finestrino ed apetto che il vapore formato dal calore del palmo si dissolva. Passo il fazzoletto sul collo per raccogliere lacrime indisciplinate e guardo giù. L'isola del Mediterraneo con le case gialle è uno scoglio immobile, incastonato nel blu.

Sono una emigrante che torna temporaneamente in patria. Sono triste e felice. Sono la bambina che piange la fine di un'avventura, sono l'adulta che ha alutato amici cari e sa che seppure tornerà non sarà più lo stesso.

Sono l'emigrante che sta lasciando casa per tornare a casa, struggendosi di solida malinconia pulita da rimpianti e consapevole che la felicità richiede sempre un tributo di lacrime.


SATITA MALTA, GRAZZI.


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