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Dove si parla di libri
Sep 1st, 2020
LibroSolo un altro accanito lettore saprà comprendere il piacere di parlare di libri. Raccontare di un libro che ci è particolarmente piaciuto o che ci ha delusi o che proprio non ci va giù, è il giusto completamento di ogni lettura. 
Sono una librovora, una lettrice onnivora e parecchio rompiscatole. Non mi basta leggere i libri, li voglio capire, capire cosa intende l'autore, ma capire anche gli altri lettori. Oltre ad avere una mia idea su un libro, mi piace ascoltare le voci degli altri, di quelli che lo considerano come lo considero io e soprattutto gli altri che ne hanno un'idea completamente diversa

Il posto giusto per me? Dovrebbero essere i circoli letterari o i più moderni gruppi di libri dei social e invece... macché
Ogni volta che mi sono affacciata in un circolo letterario o in un gruppo social ho dovuto, presto o tardi, lasciare con la coda tra le gambe: nella migliore delle ipotesi perché non mi davano nulla, nella peggiore perché ho litigato con qualcuno. Ho litigato perché non sopporto la prosopopea di chi si ritiene superiore perché legge o perché legge solo i classici o perché legge solo un certo genere letterario considerato d'elite o perché solo i laureati o insegnanti capiscono ciò che leggono.

Mi sono messa in discussione e quindi ho capito che sono io lo strano animale che ha dei libri una visione tutta sua e riesco a condividerla con pochissimi. All'inizio l'ho stigmatizzata, ora ho deciso di fare un passo in più e accettare il mio personalissimo modo di intendere la lettura e di provare a descriverlo con precisione. 

Ecco quindi il mio, che seppure si applica ai libri, in fondo si riflette sulla mia vita intera:

"MANIFESTO DEI LIBRI E DEL LETTORE - SECONDO ME MEDESIMA (V.NARDECCHIA)"

1) detesto coloro che si sentono superiori agli altri, per status, per situazione economica, per posizione sociale, per titolo di studio, per sesso o per etnia di appartenenza. Più di tutti detesto chi si sente superiore agli altri perché legge.

2) la lettura è ciò che di più democratico esista sulla Terra, come la bellezza, come l'arte. Serve certamente un lungo studio di anni e anni per capire l'equazione che tiene legata la Terra alla propria orbita, ma non serve un titolo di studio per vedere la bellezza del tramonto del sole. Allo stesso modo, un testo letterario può aver bisogno di un laureato per farne una critica sul linguaggio, sull'ambientazione, etc..., ma la storia che racconta può essere apprezzata (o disprezzata) da chiunque, a prescindere dalla scolarizzazione. Non esistono gerarchie tra i lettori, quando incontro qualcuno che ha bisogno di esporre il proprio titolo di studio quando parla di un libro, lo estrometto dalla mia vita.

3) leggere, come viaggiare, non è una gara di numeri. Non si può ragionare di bellezza con chi ti chiede (o addirittura ti sfida!) quanti libri leggi in un anno, in un mese o in una settimana. Non trovo alcun piacere nel parlare di libri con chi li misura in numero di tomi letti o un tot al chilo.

4) leggere apre la mente, o almeno dovrebbe. Un lettore è colui il quale dopo aver letto un libro è diverso da come era prima. Esistono invece i "contenitori di parole e di storie" che sono invece coloro che leggono tanti libri e riescono a restare sempre uguali a loro stessi. Detesto le persone che sono contenitori di parole e storie, quelli con sole certezze, e non solo per parlarci di libri.

5) parlare di libri vuol dire spiegare cosa hai amato o cosa hai odiato. Non amo i lettori egoisti che non vogliono condividere le loro esperienze.

6) i libri si distinguono solo in due categorie: quelli che mi piacciono e quelli che non mi piacciono. Non esistono le "caste" nei generi dei libri. Al massimo esistono becere persone che provano a crearle, ma dire che un libro fa parte di un genere letterario inferiore rispetto ad un altro è un'eresia. "Il deserto dei tartari" mi ha salvato la vita, come lo ha fatto anche "Guida galattica per autostoppisti" o "Il Conte di Montecristo" o "Cent'anni di solitudine", il mio lavoro l'ho scelto per amore di Asimov e Conand Doyle e la buona vecchia zia Agatha Christie. Se qualcuno parla di "genere di serie B" con me non può proprio parlare.

7) esistono libri scritti male. Il fatto che diventino dei best seller non li rende automaticamente ben scritti. Li rende successi di marketing e di vendite, ma continueranno ad essere scritti male. Non per questo, se a qualcuno piacciono, siamo autorizzati a dirgli che è un cretino.

8) esistono scrittori eccelsi che potrebbero essere persone spregevoli. Amare un libro non vuol dire anche amare il suo autore, non è obbligatorio. 

9) si impara a leggere alle scuole primarie o anche prima, ma non è detto che si impari anche ad amare la lettura. Insegnarci ad amare la lettura è un dono che ci viene fatto, non tutti riescono, non tutti lo ricevono. Provo un senso di ingiustizia e tenerezza per coloro che non hanno ricevuto questo dono. Soffro per loro anche perché non sanno cosa perdono. 

10) la lettura è parte integrante della mia vita. Chiedermi "quando trovi il tempo di leggere?" equivale a chiedere "quando trovi il tempo di respirare?". Non c'è risposta sensata da dare a questa domanda.


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